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 “IO SONO IL CAPITANO DELLA MIA ANIMA”

di Barack Obama

In memoria di Nelson Mandela, riproduciamo il testo integrale (anche in inglese)  del discorso tenuto dal presidente Usa alla cerimonia commemorativa per l'eroe antiapartheid sudafricano. >>>


 

NEWSLETTER n.123 del 17 DICEMBRE 2013

E' L'ORA DELLA RIDUZIONE DEGLI ORARIO DI LAVORO

Le possibilità economiche per i nostri nipoti
di Maynard Keynes (*)

In questo momento siamo affetti da un grave attacco di pessimismo economico. È cosa comune sentir dire dalla gente che è ormai conclusa l’epoca dell’enorme progresso economico che ha caratterizzato il secolo XIX; che adesso il rapido miglioramento del tenore di vita dovrà rallentare, per lo meno in Gran Bretagna; che nel prossimo decennio è più probabile un declino anziché un fiorire della prosperità.

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Un futuro di disoccupazione o di liberazione dal lavoro?
di Domenico De Masi

Nel 1930 il più grande economista del secolo scorso - Maynard Keynes - parlando a Madrid davanti ad un consesso internazionale, scandalizzò i suoi prestigiosi ascoltatori enunciando quali erano, a suo avviso, le prospettive di lavoro per i suoi nipoti. Keynes è nato nel 1885 ed è morto nel 1947: dunque, i suoi nipoti corrispondono a noi e ai nostri figli.

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La responsabilita' di dare lavoro, oggi
di Pierre Carniti

Ormai è chiaro per tutti. Un quantità incontrovertibile di dati statistici ci dicono che la conseguenza più rilevante della crisi è stata una drammatica contrazione del lavoro ed una sua parallela svalutazione. Le due questioni sono ovviamente connesse. Se infatti diminuisce il numero degli occupati e contemporaneamente si riducono (come è avvenuto in tanti paesi) le prestazioni sociali perché la crisi fiscale ha comportato una diminuzione delle entrate e per di più (come è stato fatto in alcuni paesi esplicitamente.

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Qualche conto a favore di tempi di lavoro redistribuiti
di Raffaele Morese 

Immaginiamo questa situazione. In un’azienda che “tira”, imprenditore e lavoratori sono d’accordo a ridefinire un sistema orario annuo che riduca mediamente l’orario individuale del 12,5% (pari cioè a 5 ore settimanali in meno). Hanno valutato che, a parità di volumi produttivi e con impianti saturati, con la nuova regolamentazione degli orari, si può realizzare un incremento occupazionale di giovani pari al 6,8%, ipotizzando che la produttività per ora lavorata assorba l’altra metà della riduzione d’orario.

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Senza redistribuzione non c’è lavoro per tutti
di Nicola Cacace

La disoccupazione giovanile è il problema numero uno di tutti i governi europei, dove politiche sbagliate di austerità nel momento sbagliato (crisi di domanda) hanno prodotto 6 milioni di giovani senza lavoro e 7,5 milioni di inattivi, che non lavorano e non studiano.  Il problema ha dimensioni diverse da paese a paese non tanto per il diverso grado di sviluppo quanto per le diverse politiche di redistribuzione del lavoro. 

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Gli schemi di orario STW (short time work) in Europa, ai tempi della crisi
di Ferruccio Pelos

Ridurre gli orari e ripartire il lavoro è uno dei modi più rilevanti per rispondere ai guasti provocati dalla crisi economica. A fronte del crescente livello della disoccupazione, in particolare di quella gravissima che riguarda i giovani, la riduzione degli orari può aiutare a difendere i livelli di occupazione. Il rapporto con i posti di lavoro ha portato i sindacati europei a porre la riduzione degli orari al centro delle proprie rivendicazioni. Sindacati e Governi dei vari paesi europei hanno affrontato il tema degli orari con modalità diverse;

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Una strategia flessibile degli orari di lavoro
di Luciano Pero

Bisogna fermare il declino industriale e la disoccupazione. Il sistema industriale italiano sta andando a pezzi. Dopo la crisi della grande impresa, che risale agli anni ’90, c’è stata la delocalizzazione “selvaggia” non solo senza regole ma spesso senza visione strategica, e ora c’è la crisi prolungata che mette  sulla graticola anche il sistema dei distretti e delle filiere, che costituiva il nocciolo duro del nostro sistema industriale.

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Una proposta per evitare i licenziamenti
di Pier Giorgio Caprioli

Che cosa faremo quando finirà (perchè prima o poi finirà) la lunga parentesi della Cassa Integrazione in deroga? Quando cioè le aziende si posizioneranno, in termini di occupazione, a un  livello adeguato a rispondere a un mercato più ristretto di qualche anno fa?

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