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NEWSLETTER n.135 del 25 GIUGNO 2014

PERCHE' IL SUD NON SI RIBELLA?

“I MAFIOSI NON SONO IN COMUNIONE CON DIO: SONO SCOMUNICATI”

di Papa Francesco 

Nella festa del Corpus Domini celebriamo Gesù «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51), cibo per la nostra fame di vita eterna, forza per il nostro cammino. Ringrazio il Signore che oggi mi dona di celebrare il Corpus Domini con voi, fratelli e sorelle di questa Chiesa che è in Cassano allo Jonio.
Quella di oggi è la festa in cui la Chiesa loda il Signore per il dono dell'Eucaristia. Mentre il Giovedì Santo facciamo memoria della sua istituzione nell'Ultima Cena, oggi predomina il rendimento di grazie e l'adorazione. E infatti è tradizionale in questo giorno la processione con il Santissimo Sacramento. Adorare Gesù Eucaristia e camminare con Lui. Questi sono i due aspetti inseparabili della festa odierna, due aspetti che danno l'impronta a tutta la vita del popolo cristiano: un popolo che adora Dio e un popolo che cammina: che non sta fermo, cammina! 

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UN URLO MOMENTANEAMENTE MUTO

di Carlo Borgomeo e Raffaele Morese

Nelle recenti elezioni europee, la percentuale più alta di astensionismo dal voto si è registrata nel Mezzogiorno. Con punte assai consistenti in alcune Regioni, come la Sicilia. Ribellismo, menefreghismo o qualcos’altro? Risposte facili a questioni decisamente complesse è meglio non darle. Si rischia la banalità. Per questo conviene capire come la società meridionale reagisce alla grande crisi economica, sociale e morale del Paese. E ciò non per sociologismo spicciolo o sfizio intellettuale, ma perché  è  come chiedersi se la coesione di questo Paese è a rischio o no. Certo, forse con tutti i guai che dobbiamo affrontare quotidianamente, mettere nel conto che vi possa essere una sorta di scollamento tra gli interessi e le aspettative di parti importanti del Paese può risultare scomodo, ma non ascoltare i campanelli d’allarme sarebbe da incoscienti.

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UNA CRISI NELLA CRISI, CON GRAVI EFFETTI SU PRODUZIONE E PERSONE

di Carlo Dell’Aringa e di Fedele De Novellis

Disparità ampie e in aumento

Il dualismo dell’economia italiana ha origini lontane, che certamente non dipendono dalle tendenze emerse nel corso degli ultimi anni. Si tratta di un divario storico, che nella fase più recente si è però ulteriormente acuito. Le differenze hanno però costi sociali più elevati nelle fasi di recessione dell’economia, date le maggiori difficoltà ad affrontare la crisi da parte dei territori più arretrati. Se poi, come è accaduto negli ultimi anni, la recessione risulta particolarmente profonda, e se i divari fra aree tendono addirittura ad ampliarsi, ne derivano conseguenze di una gravità assoluta.

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METTERE A SISTEMA LE PICCOLE MA IMPORTANTI RIBELLIONI

di Fabrizio Barca

Alla trappola del sottosviluppo e della “cittadinanza di serie B” nel Mezzogiorno si ribellano in molti. L’insegnante della scuola che viene giù a pezzi, quando trasferisce conoscenza e ottimismo. L’ex sindaco che, dopo essere stato “messo in minoranza dalla camorra”, torna, sfida e vince. Le “madri” del quartiere attorno all’impianto inquinato che rivendicano l’aria pulita. Il giovane allevatore che smette di riempire moduli per gli aiuti, e investe e assume dipendenti. L’amministratore o il tecnico che si battono per tutelare un sito archeologico o aprire un asilo nido. Il giovane volontario che inventa nuovi servizi in un terreno nuovo tra il pubblico e il privato.

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DARE FORZA AI POTENZIALI DI CAMBIAMENTO POSITIVI 

di Marco Rossi-Doria

Più che domandarsi perché il Sud non si ribella all’evidenza del declino economico e della marginalità prolungata (pre-esistenti a questa crisi ma da essa aggravati) - che continua a escluderne i cittadini, più che altrove, dalle opportunità e dai diritti civili e sociali - conviene, forse, ritornare a indagare i fattori di cambiamento e quelli di conservazione che convivono sulla scena del Mezzogiorno. 

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 NON E’ VERO CHE SE IL NORD RIPARTE, TRASCINA IL SUD  

di don Virginio Colmegna

Ho incontrato la questione meridionale nelle periferie di Milano, intrecciata, direi quasi un tutt’uno, con la vita quotidiana di chi abitava nei palazzoni o nelle case di ringhiera della Bovisa.
Erano gli ultimi anni Sessanta e io ero parroco proprio in quel quartiere operaio dove, attorno alla Montecatini erano distribuite nel raggio di qualche centinaio di metri la Oerlikon, la Ceretti-Tanfani, la Carlo Erba, la Face Standard, grandi nomi in mezzo a una miriade di piccole aziende oggi scomparse per far spazio al nuovo campus del Politecnico. 

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MANCA UN SOGGETTO POLITICO O SOCIALE MOBILITANTE

di Maurizio Landini

Confesso che alla domanda sul perché il Sud non si ribella sono in condizione di fornire una risposta solo parziale (e molto discutibile). Le ribellioni non sono mai il frutto spontaneo – credo- di una condizione via via insostenibile, ma sono l'effetto di una azione promossa da un soggetto politico o sociale capace di indicare una strada, uno sbocco alla lotta. Capace di renderla credibile, utile ai fini del cambiamento individuale e collettivo. Credo sia questa la lezione che viene dalla nostra storia, dalla storia del movimento sindacale.

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L’ UTILITA' DI UNA RIBELLIONE RISANATRICE

di Augusto Cianfoni

Nel dibattito antico e sempre ricorrente sul Mezzogiorno, l'Italia, invecchiata in pluridecennali frustrazioni, oggi comincia a domandarsi "Perchè il Sud non si ribella?". La domanda e il verbo che la declina - intanto - presuppongono un soggetto che sia l'attore di una tale azione. Nel nostro caso - senza pretendere di atteggiarmi a sociologo - penso che uno dei motivi possa essere che non è unito e non ce n'è uno solo.

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