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NEWSLETTER n.141 del 28 OTTOBRE 2014

 

I FIANCHI SCOPERTI DELLA LEGGE DI STABILITA’

di Raffaele Morese 

La Legge di stabilità si può leggere in tanti modi e se lo si fa senza pregiudizi, tutti legittimi. Il suo spessore, in termini di masse finanziarie movimentate e le sue implicazioni macro e micro economiche, ma anche macro e micro sociali possono spingere a valutazioni anche divaricanti. Il fatto che, con correzioni sopportabili, l’esame bruxellese sia stato sostanzialmente superato, la mette al riparo almeno da incresciose conseguenze procedurali e da cure riparatrici socialmente insostenibili. Con questa “bullonatura” europea, la diatriba sulla sua natura espansiva o restrittiva, sulla sua solidità o fragilità strutturale, sulle scelte dal sapore preelettorale o no, perde oggettivamente quel significato palingenetico che aveva assunto alla sua presentazione.

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SI DELINEA UNA FASE NUOVA IN ITALIA E IN EUROPA

di Luigi Covatta 

Il 25 ottobre si sono confrontate due piazze: quella che finora (e da molto tempo) i sindacati avevano dato in concessione ai menestrelli per il concerto del Primo Maggio, e quella di una vecchia stazione ferroviaria. Questa volta, però, dal palco di piazza San Giovanni non si esibiva una pluralità di rockstar, ma la sola Susanna Camusso: mentre nell’atrio della Leopolda, nelle sale d‘attesa, negli altri spazi di una ferrovia dismessa, erano collocati una trentina di “tavoli” frequentati da giovani e ministri, parlamentari e studiosi, imprenditori e lavoratori.

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CONFRONTO DI MERITO, NON DI SCHIERAMENTO POLITICO

di Pier Paolo Baretta 

La legge di stabilità inizia questa settimana l'iter parlamentare. L'obiettivo del governo è chiaro: invertire la tendenza negativa dell'economia che si prolunga da troppo tempo e oltre le previsioni. Non consola il fatto che tutta l'area euro sia in crisi. Per l'Italia si tratta, infatti, di recuperare un gap che la distanzia dagli altri principali paesi europei, in particolare la Germania. Da troppi anni siamo in recessione e solo tre anni fa eravamo al collasso. Oggi la situazione economica è ancora molto difficile, ma non ai livelli del 2011; i conti pubblici, sui quali pesa comunque un eccessivo debito, sono, però, sotto controllo. Prova ne sia che manteniamo un avanzo di bilancio e abbiamo potuto gestire il nostro deficit dentro il 3% stabilito dalle regole europee.

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EVITIAMO LO SCONTRO E FACCIAMO LE RIFORME SUL SERIO

di Patrizio Bianchi

La legge di stabilità proposta dal Governo offre molti motivi di soddisfazione, ma anche molti motivi di discussione. Innanzitutto è stato rilevato che si tratta di una manovra all’insegna della ricerca dello sviluppo perduto. La espansività della manovra è assegnata a una spinta alla domanda interna, sostenuta dai consumi delle famiglie. 
L’altro perno della manovra dovrebbe essere il sostegno agli investimenti, sia delle imprese, a cui si sono alleggeriti tassazione sul lavoro e parzialmente sulla ricerca, che delle amministrazioni comunali, a cui è stato allargato il cappio del vincolo imposto dal fiscal compact europeo.

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UN CAMBIO DI ROTTA MA NON UN’ IMPOSTAZIONE NUOVA 

di Sebastiano Fadda

Chi voglia procedere ad una corretta valutazione della manovra economica contenuta nella cosiddetta “legge di stabilità” deve prima di tutto evitare due errori. Il primo è quello di soffermarsi sulla questione se la manovra “punti” o meno alla crescita del reddito e dell’occupazione. Gli autori della manovra dichiarano ripetutamente che la manovra “punta” a questi obiettivi,ma questa asserzione non è verificabile. Ciò che si può verificare è se le misure adottate siano funzionali o meno al raggiungimento di questi obiettivi, a prescindere dal fatto che ad essi si sia “puntato”. Potrebbe infatti anche darsi che non vi si sia puntato affatto oppure che il “mirino” di puntamento fosse impreciso. 

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UN RESPIRO PIU’ POSITIVO E QUALCHE SVARIONE

di Maurizio Benetti

La legge di stabilità presentata da Renzi/Padoan va inquadrata nel deterioramento della situazione economica che si è verificato tra la presentazione del Def ad aprile e la Nota di aggiornamento del 30 settembre. Da una previsione di crescita del Pil del +0,8% nel 2014 e dell’1,3% nel 2015, si è passati a una previsione di un -0,3% nel 2014 e di un modesto +0,5% nel 2015, con conseguente peggioramento di tutti gli indicatori di finanza pubblica. 
In questo contesto, il Governo ha ritenuto che continuare a osservare gli obiettivi del Piano a medio termine indicati nel Def, in base alle regole fiscal compact, sarebbe stato impossibile.

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NON SCHERZIAMO, SOLO GLI INVESTIMENTI FANNO CRESCITA

di Fabrizio Solari

Che la politica si sia fatta sempre più spettacolo, dove conta più l'apparire dell'essere, è un dato acquisito da tempo, ma non tutti erano ancora completamente preparati alla “spettacolarizzazione” dell'azione di Governo.
Il Governo dovrebbe parlare attraverso atti ufficiali, ma nel caso della legge di stabilità per il 2015 gli italiani, compreso il Presidente della Repubblica, hanno dovuto attendere diversi giorni per avere una prima stesura coerente della legge che era stata “raccontata” in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri e poi ritoccata in diretta televisiva dal Presidente del Consiglio nel corso di un noto programma domenicale.

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IL GOVERNO DEVE OSARE DI PIU’ PER LA CRESCITA 

di Giuseppe Farina

La manovra finanziaria del 2015 cambia verso rispetto a quelle precedenti, più orientate al contenimento dei costi e alla tenuta dei vincoli finanziari europei, piuttosto che alla crescita.
Al contrario, la legge di stabilità 2015 ha dichiaratamente l’obiettivo di sostenere la crescita e il lavoro, e il Governo ha fatto valere oggi, con più forza che nel passato, gli interessi dell’Italia nei confronti della Commissione Europea e della politica di cieca austerità voluta e presidiata in questi anni – e non senza vantaggi economici e industriali per il proprio paese – dal Governo tedesco.

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UNA MANOVRONA CORAGGIOSA ANCHE SE RISCHIOSA 

di Massimo Bordignon

È una manovrona. Smentendo le anticipazioni della vigilia, le nostre incluse, la manovra è lievitata rapidamente nelle ultime due settimane, prima 20 poi 30, addirittura 36 miliardi l’ultimo giorno, con un incremento di 6 miliardi dall’inizio alla fine di un Consiglio dei ministri. Corrispondentemente, i tagli di spesa sono saliti da 5 a 15 miliardi. Straordinario. Anche se è difficile non sfuggire all’impressione di una qualche approssimazione negli interventi e soprattutto nelle coperture: 6 miliardi non si tirano fuori dal cappello in due ore.

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NOTE DI BILANCIO E DI IMPEGNO SINDACALE

di Ermenegildo Bonfanti

Si apre la stagione di bilancio con i suoi pericoli che spaziano dai tentativi di rafforzare la manovra alle necessarie intese sul fronte delle Regioni per disinnescare il possibile aumento delle imposte locali o la riduzione dei servizi.
Il confronto, attento alle aspettative del Paese, dovrà elaborare una soluzione all’ altezza della  situazione eccezionale di crisi, per durata ed intensità.
In questo scenario di potenzialità e di incertezze anche il sindacato dovrà inseguire una prospettiva di futuro proponendo e sostenendo una politica espansiva di bilancio compatibile con le regole comunitarie, ma capace di sostenere la domanda, attraverso i consumi, e l’offerta, attraverso le riforme.

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