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Newsletter NL n.148 del 03/03/2015

EDITORIALE

CAMBIA UN SISTEMA, CAMBIANO LE RESPONSABILITA’

di Raffaele Morese

Sono state spese parole molto grosse a commento dei primi decreti attuativi del Jobs Act. Il Presidente del Consiglio li considera un fatto storico che sbloccherà i lacci e lacciuoli del nostro mercato del lavoro. Ama esagerare – ormai l’opinione pubblica lo conosce bene - probabilmente perché ne è convinto ma anche per alzare il tasso di attenzione su una questione che negli ultimi vent’anni anni è stata sempre un cantiere aperto e che è tremendamente delicata e complicata. Il controcanto delle opposizioni politiche (compresa quella interna al partito di cui è Segretario) e sociali (sia pure con notevoli gradazioni di dissenso) è stato dello stesso livello, fino ad evocare rischi per il sistema democratico del Paese.

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 MERCATO DEL LAVORO

I NUOVI AMMORTIZZATORI  SOCIALI, MATERNITÀ E CONGEDI, MANSIONI

di Ferruccio Pelos

Dopo l’articolo, pubblicato su questo stesso numero, che esamina il riordino delle tipologie contrattuali e i contratti a tutele crescenti, passiamo agli altri decreti approvati dal Consiglio dei Ministri del 20 Febbraio u.s.
Ammortizzatori sociali
Il Consiglio dei Ministri del 20 febbraio u.s. ha approvato un decreto legislativo che contiene disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati.

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 IL RIORDINO DELLE TIPOLOGIE CONTRATTUALI SECONDO IL JOBS ACT

di Giuseppantonio Cela

Tanto e  significativo il lavoro del Consiglio dei Ministri nella seduta del 20 febbraio u.s.: sono stati approvati in via definitiva, con pochi adattamenti, i decreti in materia di contratti a tutele crescenti e sugli ammortizzatori sociali. E’ cominciato, inoltre, l’iter di un nuovo decreto, altrettanto emblematico in funzione degli obiettivi riformatori, in quanto attinente alle forme contrattuali di lavoro.
L’attesa era legata alla coerenza delle scelte, dopo la conclamata promozione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, quale strumento di contrasto all’abusata flessibilità, all’origine della lamentata precarietà dei rapporti di lavoro.

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COSA SUCCEDE CON LA FINE DI COLLABORATORI E FINTE PARTITE IVA

di Marco Leonardi

L’attuazione del Jobs act mira all’abolizione -a partire da gennaio 2016- delle finte partite Iva e dei contratti a progetto che ingrossano le fila del precariato. Facciamo il conto di quanti sono i collaboratori che possono diventare lavoratori subordinati.
In ossequio alla promessa di ridurre il numero delle forme contrattuali, il secondo round di decreti del Jobs act, ha messo al centro l’abolizione del contratto a progetto per ora solo nel settore privato. L’articolo del decreto approvato il 20 febbraio recita: “A far data dal 1° gennaio 2016, si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretino in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative, di contenuto ripetitivo e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro.”

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 SINDACATI

I SINDACATI OGGI: CULTURE DIVISE E MESTIERE INCERTO

di Gian Primo Cella

Sono tempi difficili per i sindacati, in Italia, in Europa, in giro per il mondo. La travolgente crisi economico-finanziaria che si è scatenata negli ultimi mesi del 2008, nel mentre ha scosso molte certezze di quel “pensiero unico” (di impronta più o meno individualista e neo-liberale) che nel corso dell’ultimo quarto di secolo aveva vaticinato la progressiva inutilità dei sindacati se non la loro scomparsa, ha  svelato ancora di più le debolezze e le inadeguatezze della rappresentanza e della azione sindacali nel muoversi nei nuovi contesti dei mercati globali e delle identità perdute. L’avvento della crisi forse ha arrestato i giudizi sulla “inutilità” dei sindacati, ma ha potenziato quelli  sulla loro presunta “incapacità” di azione. Si susseguono le immagini del declino, più o meno inarrestabile, accompagnato dal dissolversi delle identità sociali. Uno dei più autorevoli studiosi del movimento sindacale ha usato una immagine in parte diversa dal declino, quella dell’accerchiamento (1), che non prefigura la scomparsa ma certo delinea non poche difficoltà per l’azione sindacale, destinata a perdere di rilievo e di significato.

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IL SISTEMA CONTRATTUALE, UN ACQUEDOTTO VUOTO 

di Giuseppe Bianchi

Sembra che dopo tante false partenze il 2015 possa costituire un anno di svolta. I recenti dati dell’ISTAT indicano segnali di ripresa espressi da una crescita di fiducia dei consumatori e degli imprenditori e una inversione di tendenza a favore di nuova occupazione.
Segnali che potrebbero rafforzarsi in corso d’anno in presenza dell’espansione monetaria della BCE, del più favorevole rapporto euro-dollaro e della minore bolletta petrolifera. 
Ma non sarà un’alta marea che solleverà tutte le barche. Andrà a vantaggio delle imprese che  sapranno inserirsi nel ciclo economico che si apre costruendo un vantaggio competitivo, evitando quanto già avvenuto con l’acqua alta dell’euro che ha visto la buona parte del nostro sistema produttivo escluso per le resistenze ai necessari mutamenti innovativi.

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 WELFARE

LA PREVIDENZA RIVISITATA DALLA LEGGE DI STABILITA’

di Fabio Fonzo e Antonino Sgroi

La legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015) riprende un’abitudine inveterata del nostro legislatore:  per la redazione delle norme, si è ritornati all’utilizzo di un articolo unico con innumerevoli commi. Modalità di redazione che - unita alle tecniche di richiamo opache, ovverosia ad altri precedenti testi legislativi oggetto di modifiche - rendono oltremodo difficile individuare le parti dell’ordinamento previdenziale interessate dall’opera di manutenzione o di innovazione compiuta con la legge di stabilità per l’anno 2015.

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IL CONTRASTO ALLA POVERTA’ VA VERSO UNA RAGIONEVOLE SISTEMATICITA’

di Mario Conclave 

Come è largamente acquisito la nuova carta sociale si caratterizza fondamentalmente per essere dentro una logica di inclusione attiva, in modo differente rispetto alla prima, di natura esclusivamente assistenziale. E’ da evidenziare che i due istituti coesistono.
In particolare la sperimentazione della carta sociale di inclusione attiva, in base al primo stanziamento di 50 milioni, si è caratterizzata per: approccio sperimentale; limitazione territoriale alle 12 aree metropolitane; particolari requisiti selettivi  personali, familiari, economici, lavorativi, integrabili dai comuni previo accordo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; ammontare mensile  dei trasferimenti variabile, a seconda del numero dei componenti il nucleo familiare, da 231 a 404 euro; gestione dei comuni della presentazione delle domande e delle graduatorie; gestione dell’INPS delle verifiche e dei trasferimenti economici; progetto personalizzato, vincolante per i nuclei familiari beneficiari,  definito dai comuni e volto al superamento della condizione di povertà, al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale; attivazione della carta elettronica da parte delle Poste.

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ISTRUZIONE E FORMAZIONE IN ITALIA SOTTO GLI STANDARD EUROPEI

di Luigi Delle Cave 

Il terzo rapporto Education and Training monitor (2014) della Commissione europea mostra luci e ombre del percorso italiano verso gli obiettivi individuati nel programma ET 2020.
Nonostante qualche timido segnale positivo, l’Italia segna ancora il passo nel percorso di formazione del capitale umano. 
Rispetto alla maggior parte dei paesi dell’UE, i livelli della spesa pubblica per l’istruzione sono tra i più bassi in Europa (4,2% del PIL nel 2012). Mentre a livello primario che secondario la spesa per studente resta ampiamente in linea con la media UE, ma lo stesso non accade per il livello di istruzione terziario (università), dove gli standard di spesa sono significativamente inferiori.

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 ECONOMIA

L’ISTAT CERTIFICA CHE IL PAESE SI STA SPACCANDO SOCIALMENTE 

di Stefano Barbarini

Il 19 febbraio 2015 è stato pubblicato il rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, giunto alla settima edizione, che offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.
Data la complessità del rapporto, nel presente articolo vengono analizzati solamente i principali dati relativi al mercato del lavoro e alle condizioni economiche delle famiglie italiane.

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USCIRE DALLA CRISI CON LA GREEN ECONOMY

di Vittorio Martone  

Il 23 febbraio scorso è stato presentato il Rapporto sulla green economy 2014, realizzato dall’Enea e dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. Quest’anno il Rapporto prende in esame Le imprese della green economy. La via maestra per uscire dalla crisi, offrendo un’analisi del sistema produttivo italiano situandolo nel più ampio processo di mutamento che investe le economie mondiali, mettendo a fuoco i nodi irrisolti e gli ambiti rispetto ai quali è più urgente un cambio di marcia.
Le imprese europee che puntano in direzione del green sono in crescita: il 26% delle Pmi già offre prodotti e servizi verdi e il 93% ha messo in campo almeno un’azione per essere più efficiente. Anche in Italia si registra una crescente attenzione delle imprese per l’eco-innovazione: nel 2012, secondo la classifica europea, l’Italia era al quindicesimo posto tra i 28 Paesi Membri per eco-innovazione, mentre nel 2013 è salita al dodicesimo e il 98% degli imprenditori italiani afferma che l’economia deve puntare sul risparmio e l’uso sempre più efficiente dell’energia e delle risorse.

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 CULTURA

LA BEATIFICAZIONE DI MONSIGNOR OSCAR ROMEO. UNA RIFLESSIONE 

di Pier Luigi Mele 

Grande eco ha avuto nell’opinione pubblica internazionale la firma che Papa Francesco  ha messo nel decreto che sancisce che l’arcivescovo Romero, a  capo della diocesi di San Salvador fu ucciso, il 24 marzo 1980, “in odio della fede” e quindi è un martire. E presto sarà beato. Il suo assassinio avvenne durante la celebrazione dell’Eucarestia. I mandanti furono le oligarchie e il potere politico di allora.
Subito, per il popolo povero del Salvador  e di tutta l’America Latina, fu San Romero d’America. A sigillare che il suo sacrificio fu un vero e proprio martirio per la lotta per la giustizia e la liberazione dei poveri.

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