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NEWSLETTER n.174 del 17 MAGGIO 2016

IL LAVORO AGILE, LA NUOVA FRONTIERA DELLA FLESSIBILITA'

LO SMART WORKING PRESUPPONE UNA SMART FACTORY

di Raffele Morese

Il lavoro cambia e cambia più in fretta di quanto si possa credere. Il fordismo ormai è in soffitta. Nel privato ma anche nel pubblico, l’aria che tira è quella di un progressivo smantellamento di ogni tipo di organizzazione del lavoro standardizzato, gerarchizzato, burocratizzato. Le resistenze non mancano e contrariamente a quanto si tende far credere non vengono prevalentemente  dai lavoratori, né dalle loro rappresentanze sindacali sebbene in esse continuano ad annidarsi nostalgie di un passato che non può essere riproposto. A mettere veramente i bastoni tra i piedi del cambiamento ci sono quei dirigenti, capi e capetti che interpretano il loro ruolo soltanto in termini di comando, di imposizioni, di cieche ubbidienze. Sono disseminati soprattutto nelle medie e grandi imprese e negli uffici pubblici.

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L' AGILITA' CHE SERVE ALL AZIENDA E AI LAVORATORI

di Mario Conclave 

1. Il lavoro flessibile. Dislocato su variabili che la normazione insegue (poche volte anticipa).  Con la nascita di fattispecie normative  che, poi, a contatto con l’ambiente /socio/ economico/produttivo e giuridico, rischiano di procedere in una loro vita autonoma, creando moltitudini,  difficili da monitorare e valutare. Che arrivano a cannibalizzarsi

Ed ecco s’avanza un nuovo tipo di prestazione lavorativa subordinata, flessibile sull’asse della variabile dentro -fuori  azienda (o, in modo più sofisticato, lavoro da remoto). 

2. Asse che ha avuto finora due formalizzazioni sistematiche da legge e/o da accordi interconfederali: il lavoro a domicilio ed il telelavoro.

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LE RAGIONI A FAVORE DI UNA LEGGE

di Maurizio Del Conte 

Il lavoro subordinato sta cambiando pelle e il luogo di lavoro non è più inscindibilmente legato alla sede fisica dell’azienda. Le tecnologie informatiche a basso costo rendono possibile ed economicamente conveniente organizzare la prestazione da remoto. Il modello organizzativo del lavoro che supera i tradizionali vincoli di luogo viene oggi comunemente chiamato “lavoro agile” o, con termine anglofono, “smart work”. E’ chiaro che non tutto il lavoro può – almeno al livello di tecnologia attuale – essere svolto da remoto e che il bacino potenziale di utilizzo del lavoro agile si concentra soprattutto nelle mansioni impiegatizie. 

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IL PERCHE' DI UNA SFIDA PER LA SCHOOL OF MANAGEMENT 

di Mariano Corso

Lo Smart Working ha raggiunto in Italia livelli di diffusione e attenzione mediatica che quattro anni fa,quando partimmo ad occuparcene con l’Osservatorio della School of Management, difficilmente avremmo sperato. Lo dimostrano i tanti articoli e servizi televisivi che dai media specializzati stanno “penetrando” sempre più in quelli generalisti. Lo dimostra il diffondersi tra le imprese di tantissime sperimentazioni. Lo dimostra infine l’attenzione crescente da parte dei politici e del governo che ha portato all’approvazione in Consiglio dei Ministri di un DDL collegato alla legge di stabilità che in questi giorni affronta l’iter parlamentare di approvazione.

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CIO' CHE SERVE E' UNA LEGGE SOFT E UNA CONTRATTAZIONE STRONG

di Gigi Petteni

Nelle scorse settimane è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge sul “lavoro agile” (contenente anche misure per la tutela del lavoro autonomo), attualmente all’esame delle commissioni parlamentari. 

Il lavoro agile, o smart working, risulta fortemente in crescita nel nostro Paese, soprattutto nelle aziende medio-grandi, sulla base di accordi collettivi aziendali, ai quali in parte si rifà la proposta di legge del Governo. La sua diffusione è invece ancora molto limitata nelle piccole e medie imprese. Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2015 il 17% delle grandi imprese ha avviato progetti di smartworking, il 14% è in fase esplorativa e il 17% ha introdotto alcune flessibilità. Solo il 5% delle aziende medie e piccole ha avviato un progetto di lavoro agile.

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E’ L’EPOCA DELLA SMATERIALIZZAZIONE DEL POSTO DI LAVORO

di Guglielmo Loy 

Accanto al tradizionale lavoro totalmente svolto in un ben preciso luogo di lavoro che solitamente coincide con l’azienda, la legge ha dotato il nostro tessuto normativo di un altro importante strumento: il telelavoro, che consente di svolgere interamente il lavoro presso la propria abitazione.

Ma il mercato del lavoro non è qualcosa di statico e la sua continua mutevolezza richiede una diversa gestione ed organizzazione del lavoro, soprattutto a seguito dell’avvento delle nuove tecnologie e del loro inarrestabile processo evolutivo. 

Un processo che richiede velocità di adattamento, acquisizione di specifiche professionalità, modifiche nei tempi e luoghi di lavoro.

Quanti, ad esempio, ininterrottamente attraverso un i-phone o un tablet, continuano a lavorare anche dalla propria abitazione, dalla macchina, in vacanza, etc.

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ESPERIENZA NUOVA, GRADIMENTO ALTO

di Cristina Tajani

Il 18 febbraio 2016, a Milano, si è tenuta una nuova edizione della Giornata del Lavoro Agile e per il terzo anno consecutivo i dati hanno confermato un interesse crescente da parte di aziende ed enti per questa modalità innovativa di organizzazione del lavoro. Con la partecipazione di 165 tra enti (16) ed aziende (149), quest'anno l'esperienza ha visto un incremento di adesioni dell'11% rispetto al 2015 e del 70% per quanto riguarda le sedi di lavoro coinvolte. Questo ci conferma l'apprezzamento per questa esperienza che ha interessato quasi 10.000 lavoratori.

Quest'anno un'ulteriore novità era rappresentata dalla possibilità di lavorare non solo da casa o da uno spazio pubblico o privato a scelta del lavoratore, ma anche nei coworking accreditati presso l'albo del Comune di Milano che hanno aderito mettendo a disposizione degli aderenti 36 spazi in città e le cui postazioni erano accessibili e prenotabili gratuitamente tramite webapp.

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UNA SCOMMESSA VINCENTE

di Paola Borz

Da anni la Provincia Autonoma di Trento ha iniziato un progetto volto ad introdurre al suo interno il telelavoro nelle sue varie forme.  La fase sperimentale chiamata TelePAT (Telelavoro Provincia Autonoma di Trento) si è, dopo tre anni, conclusa.  Ora si è avviata la messa a regime del lavoro a distanza per i e le dipendenti attraverso la nuova misura organizzativa chiamata TelePAT 2.0, oggetto anche di un apposito accordo sottoscritto  in dicembre 2015 con le OOSS.
Le forme di telelavoro esistenti presso l’Amministrazione provinciale sono diverse, in quanto diverse sono le esigenze organizzative e personali: telelavoro domiciliare (con ADSL a carico del e della dipendente e nessun rimborso spese), telelavoro da tele centro (12 su tutto il territorio provinciale, utilizzando locali propri o in comodato gratuito), telelavoro mobile (riservato a dirigenti e direttori per 36 ore mensili, forma più flessibile per evidenti ragioni organizzative) e, ora, telelavoro agile.

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ABBATTERE LE BARRIERE CULTURALI

di Gianmarco Montanari

Non solo nel settore privato troviamo una sempre maggior diffusione dello smartworking ma anche le PA hanno esperienze di successo, che diventano best practice per altre organizzazioni.

In primo luogo decliniamo cosa sia lo smartworking come nuova modalità spazio-temporale di svolgimento della prestazione lavorativa.

La Città di Torino ha alle spalle un’importante esperienza di telelavoro ma lo sta ripensando in un’ottica più “intelligente”, mettendo in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario, lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio, reso possibile anche dalle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione oggi presenti.

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IN GIOCO E'  L' ORGANIZZAZIONE DELL’AZIENDA 

di Antonella Marsala

La dimensione spazio temporale del lavoro per molte prestazioni è cambiata da tempo grazie all’uso delle tecnologie. Non ce ne siamo accorti? Credo di sì. Lo viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni. Alcune volte il tempo di lavoro e di non lavoro non si distinguono più e quello che vediamo è ancora poco rispetto agli sviluppi che ci saranno in futuro. E forse la normativa sul lavoro agile non riuscirà a cogliere fino in fondo gli effetti che le tecnologie hanno già e avranno sempre più, in prospettiva, sul modo di lavorare. 

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COSA PERVEDONO I DISEGNI DI LEGGE E LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

di Silvia Stefanovichj

Lo smartworking o, per utilizzare il termine tradotto in italiano, il “lavoro agile” vede già una interessante diffusione in Italia attraverso la regolamentazione aziendale e l’accordo personale del lavoratore, o la contrattazione collettiva.
I dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano mostrano una presenza almeno embrionale di modalità di lavoro agile nel 48% del campione relativo alle grandi aziende, mentre nelle PMI il fenomeno ben più limitato si attesta al 5%.
Il working paper n.02/2016 di Adapt University Press evidenzia come la contrattazione collettiva sia già intervenuta in materia, anche se ancora non in modo consistente (il tema è disciplinato in solo 8 contratti dei 915 recensiti).

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