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NEWSLETTER n.180 del 27 SETTEMBRE 2016

 LA RIFORMA AL VOTO

UNA SCELTA CONSAPEVOLE

di Raffaele Morese

Voterò si al referendum sulla riforma costituzionale. Questa newsletter in genere non si schiera sulle faccende politiche e cerca sempre di essere la più obiettiva possibile. Ma in questo caso sarebbe da ipocrita non dichiararsi. Certo, potevamo decidere di sorvolare, di non immischiarci. Il tema referendario, però, non è irrilevante per le materie che teniamo sotto osservazione, a partire da quelle del lavoro. Da qui le ragioni di questo dossier e di questa dichiarazione di apertura, che coinvolge soltanto il sottoscritto.

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UNIRE GLI ITALIANI RIFORMANDO LA DEMOCRAZIA

di Giuseppe Vacca

Nel 1993 Guido Carli concludeva le sue memorie dedicando al Trattato istitutivo dell’Unione Europea (il Trattato di Maastricht) parole profetiche per il nostro paese. “La classe politica italiana, egli scriveva, non si è resa conto che, approvando il Trattato, si è posta nella condizione di avere accettato un cambiamento di una vastità tale che difficilmente vi sarebbe passata indenne”. Nel 1993 il sistema di partito della Prima Repubblica era ormai imploso e le parole di Carli ne illuminavano le ragioni profonde: vi avevano contribuito non solo la “caduta” del muro di Berlino e la ”rivoluzione dei giudici”, ma soprattutto la nascita di una Unione Europea in cui l’Italia non poteva integrarsi e tantomeno competere restando in balìa di classi dirigenti che governavano con l’espansione incontrollata della spesa pubblica e del debito, con un’inflazione abnorme e le svalutazioni competitive.

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NON CI SONO RISCHI DI AUTORITARISMO, MA SOLO MAGGIORE STABILITA'

di Luciano Violante

Questa nota intende esporre le ragioni del Sì nel referendum costituzionale che si terrà a novembre. Si divide in tre brevi parti. La prima è una premessa tendente a spiegare le ragioni per le quali questa è una scelta importante tanto per chi vota Sì quanto per chi vota No. Nella seconda parte si indicano i contenuti essenziali della riforma e si risponde alle principali obiezioni. Nella terza si indicano brevemente le ragioni storiche per le quali il sistema disegnato dalla Costituzione è improntato al principio di non decisione.

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CAMBIARE LA SECONDA PARTE, RENDERLA COERENTE CON LA PRIMA 

di Stefano Ceccanti

Il criterio di fondo con cui valutare la riforma costituzionale e la connessa riforma elettorale dovrebbe essere il seguente: l’attuale Seconda Parte della Costituzione è una risorsa o un ostacolo nel realizzare i Principi fondamentali della Prima Parte?

1. Il criterio e la memoria dell’inizio della transizione
Il criterio di fondo con cui valutare la riforma costituzionale e la connessa riforma elettorale dovrebbe essere per tutti il seguente: l’attuale Seconda Parte della Costituzione, sia come impostata in origine sia dopo le riforme parziali cui è stata soggetta, in particolare quella del Titolo V del 2001, è una risorsa o un ostacolo nel realizzare i Principi fondamentali della Prima Parte a cui siamo giustamente affezionati?

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I 15 MOTIVI PER DIRE NO

di Gustavo Zagrebelsky

Nella campagna per il referendum costituzionale i fautori del Sì useranno alcuni slogan. Noi, i fautori del NO, risponderemo con argomenti. Loro diranno, ma noi diciamo.

1. Diranno che “gli italiani” aspettano queste riforme da vent’anni (o trenta, o anche settanta, secondo l’estro)

Noi diciamo che da quando è stata approvata la Costituzione – democrazia e lavoro – c’è chi non l’ha mai accettata e, non avendola accettata, ha cercato in ogni modo, lecito e illecito, di cambiarla per imporre una qualche forma di regime autoritario. Chi ha un poco di memoria, ricorda i nomi Randolfo Pacciardi, Edgardo Sogno, Luigi Cavallo, Giovanni Di Lorenzo, Junio Valerio Borghese, Licio Gelli, per non parlare di quella corrente antidemocratica nascosta che di tanto in tanto fa sentire la sua presenza nella politica italiana. A costoro devono affiancarsi, senza confonderli, coloro che negli anni hanno cercato di modificare la Costituzione spostandone il baricentro a favore del governo o del leader: commissioni bicamerali varie, “saggi” di Lorenzago, “saggi” del presidente, eccetera.

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UNA RIFORMA CON VIZIO D'ORIGINE

di Stefano Mugnai

Non si cambia con i colpi di mano di una finta maggioranza quella che è la Costituzione di tutti gli italiani, con un vizio d’origine che un referendum non potrà certo sanare: in via generale sono questi i primi aspetti su cui Forza Italia fonda le proprie ragioni del NO, la scelta di voto che portiamo avanti rispetto al referendum costituzionale d’autunno. Noi di Forza Italia abbiamo individuato almeno dieci motivi per esprimersi in questo senso. Tre li ho già sostanzialmente detti, ma ce ne sono altri. Ed eccolo, allora, il nostro decalogo del NO:

1. NO perché non si cambia la costituzione col colpo di mano di una finta maggioranza

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I DANNI DEL CONTENZIOSO STATO E REGIONI

di Irene Tinagli

Si parla molto dei risparmi che deriveranno dall’abolizione del Senato, dalla cancellazione definitiva delle province e del Cnel, stimati attorno ai 500 milioni di euro.
Ma la Riforma non tocca solo i costi della politica. Tocca aspetti molto profondi delle nostre politiche economiche e sociali, e da questo punto di vista vale molto, molto di più di 500 milioni.
Quanto vale poter fare opere strategiche che possono essere completate in tempi brevi anzichè impantanarsi in ricorsi che durano anche 20 anni?
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LETTERA AI CATTOLICI DEMOCRATICI

di Sandro Antoniazzi

Diversi amici ed esponenti dell’area cattolica democratica hanno espresso una posizione negativa sul merito referendario, mentre altri continuano a manifestare a riguardo forti perplessità.  
Non è una novità che tra i cattolici democratici si manifestino posizioni differenziate, essendo ormai venuti meno non solo forme associative e culturali di carattere nazionale, ma anche e ancor più riferimenti comuni per affrontare i problemi della nostra epoca. Ma poiché un altro carattere di quest’area è sempre stato quello di parlare francamente, mi permetto anch’io di esprimere le mie idee a riguardo di questa posizione che non solo non condivido, ma che ritengo politicamente carente e non “adeguata” alla situazione che attraversiamo.

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LE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO NELLA RIFORMA 

di Carlo Dell'Aringa

Cosa Cambia: La nuova Costituzione prevede all’ art. 117 una modifica sostanziale della suddivisione delle competenze legislative tra Stato e Regioni in materia di lavoro. Da materia concorrente, la “tutela e sicurezza del lavoro” diventa di competenza esclusiva dello Stato. E si aggiungono anche: “le politiche attive del lavoro”. 

E’ la prima volta che l’espressione “politiche attive del lavoro entra nel testo costituzionale. Era già apparso in alcuni provvedimenti legislativi (riforma Monti-Fornero e Jobs Act). Ora assume un rilievo ancor più importante. Riuscirà questo cambiamento di competenze a risolvere qualcuno dei problemi in cui si dibattono le politiche attive del lavoro in Italia? 

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IL TEMA DEL LAVORO FRA COSTITUZIONE E RIFORMA

di Michele Uliano

l tema del lavoro è affrontato nei Princìpi Fondamentali della Costituzione sotto un duplice punto di vista: in primo luogo esso è posto, all'articolo 1, come pilastro sul quale è fondata la Repubblica; in secondo luogo, all'articolo 4, il diritto al lavoro viene riconosciuto a tutti i cittadini e la Repubblica si impegna a promuovere le condizioni che lo rendano effettivo.
In una prima versione dell'articolo 1 redatta sul modello della Costituzione spagnola del 1931, emersa durante il dibattito dell'Assemblea Costituente, l'Italia veniva definita una Repubblica democratica di lavoratori. Questa versione venne poi bocciata sia per motivi giuridici, il rischio che l'accesso ai diritti potesse discendere dall'avere o meno un posto di lavoro, sia per motivi politici derivanti dai compromessi fra DC e PCI.

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LA NASCITA DELLA COSTITUZIONE

di AA.VV

La votazione finale della Costituzione
[22 dicembre 1947. Seduta antimeridiana dell'Assemblea Costituente.]
Presidente Terracini. L'ordine del giorno reca: Votazione finale a scrutinio segreto della Costituzione della Repubblica italiana.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione.
Ruini,  Presidente della Commissione per la Costituzione. Onorevoli colleghi, con la seduta di poche ore fa il compito dell'Assemblea Costituente può dirsi adempiuto. Ecco il testo definitivo della Costituzione, che mi appresto a consegnare al Presidente dell'Assemblea.

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RIFORMA COSTITUZIONALE

di AA.VV

Pubblichiamo il testo di legge costituzionale approvato in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri  di ciascuna  Camera,  recante:  «Disposizioni  per  il  superamento  del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento  dei  costi  di  funzionamento  delle  istituzioni,   la soppressione del CNEL e la revisione del  titolo  V  della  parte  II della Costituzione».

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