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NEWSLETTER n.184 del 22 NOVEMBRE 2016

 TANTA RICCHEZZA MAL DISTRIBUITA

NON SE, MA COME RIDISTRIBUIRE LA RICCHEZZA

di Raffaele Morese

Se i ricchi continueranno ad essere sempre più ricchi, il mondo diventerà sempre meno giusto. Se i ricchi continueranno ad avere un’egemonia culturale sugli altri ceti, la rabbia (spesso impotente) continuerà a crescere. E se la politica non saprà contenere l’una e l’altra cosa, a prevalere sarà la demagogia, il populismo e la xenofobia.  Queste lapidarie conclusioni sono contenute in dozzine di studi, di ricerche, di inchieste. Ma soprattutto in sempre crescenti fenomeni di scomposizione sociale e radicalizzazioni politiche. La vicenda Tramp le riassume tutte.

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UN PROBLEMA SQUISITAMENTE POLITICO

 di Chiara Saraceno

"La disuguaglianza è una violazione della dignità umana; è la negazione della possibilità che ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. Prende molte forme e ha molte conseguenze: morte prematura, salute cattiva, umiliazione, subordinazione, discriminazione, esclusione dalla conoscenza e/o da dove si svolge prevalentemente la vita sociale, povertà, impotenza, mancanza di fiducia in sé stessi e di opportunità e possibilità della vita. Non è quindi solo questione delle dimensioni del proprio portafoglio. È un ordinamento socio-culturale che riduce le capacità, il rispetto e il senso di sé, così come le risorse per partecipare pienamente alla vita sociale." 

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RIFLESSIONI SPARSE IN MARGINE AL DIBATTITO SULLA DISUGUAGLIANZA 

di Andrea Brandolini

Nel 2015 appena 62 individui disponevano della stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone – la metà più povera dell’umanità. Oxfam, 2016

La disuguaglianza dei redditi e della ricchezza è tema di grande attualità. Non passa giorno senza che il rapporto di un’organizzazione internazionale, un’inchiesta giornalistica, un blog ne sottolineino il valore elevato o l’inesorabile tendenza crescente, nei paesi avanzati e a livello globale. L’espressione “1 per cento” è entrata nel lessico quotidiano per indicare i ricchissimi, in contrapposizione alla massa assai più povera costituita dal rimanente 99 per cento della popolazione. Il successo di pubblico, oltre che accademico, del monumentale volume di Thomas Piketty Il capitale nel XXI secolo è l’esempio forse più rappresentativo di un’attenzione impensabile fino a un decennio fa.

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I DANNI DELLA CONCORRENZA FISCALE IN EUROPA 

di Salvatore Biasco

Non è di percezione comune, nemmeno nella sinistra, che in campo fiscale si giochino pezzi della regolazione del capitalismo mondiale. Ed è sfuggito a molti che – sempre in campo fiscale – è stata varata l’unica vera regola mondiale da molti anni a questa parte, siglata da un concerto di paesi a ottobre 2014 a Berlino, quella che porta allo scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali (di cui dirò). Pur essendo una rivoluzione (da non sottovalutare e da portare a ulteriore compimento), che pone qualche serio problema ai grandi patrimoni, a evasori e al denaro sporco, è una regola incompleta. Non pone, infatti, altrettanti problemi alla capacità delle multinazionali di sfuggire legalmente alla tassazione, di sottrarre quest’ultima al paese in cui hanno prodotto reddito e sostanzialmente tenerla per sè.

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UNECONOMIA PER L’1% ANCHE IN ITALIA

di Oxfam Italia

Il rapporto di Oxfam “Un’Economia per l’1%” fotografa un’iniqua distribuzione dell’incremento di ricchezza globale netta1 nel periodo 2000-2015. Dall’inizio del nuovo millennio, a livello globale, il 50% più povero della popolazione mondiale ha ricevuto appena l’1% dell’incremento di ricchezza, mentre oltre la metà del surplus è andata all’1% più ricco. La scomposizione dei dati globali, esaminati e rielaborati da Oxfam sulla base delle evidenze presentate nei Global Wealth Databook del 2014 e del 20152  di Credit Suisse e con la stessa metodologia econometrica, permette di avere anche per l’Italia un quadro esauriente sulla dimensione attuale e sui trend della ricchezza nazionale netta nel periodo di riferimento.

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PARADISI FISCALI E BLACK LIST

di Marco Bellinazzo 

La black list della Ue sarà pronta entro la fine del 2017. La Commissione europea ha infatti avviato le procedure per definire un elenco delle giurisdizioni fiscali non cooperative, destinato a coadiuvare i Paesi membri nella lotta all’evasione e all’abuso dell’arbitraggio fiscale. 
Mercoledì 14 settembre 2016 è stata presentata una valutazione preliminare («quadro di valutazione degli indicatori») dei paesi terzi più a rischio realizzata sulla base di una serie di indicatori di scarsa compliance. 
Nei prossimi mesi alcuni di questi saranno sottoposti, su indicazione degli Stati membri della Ue, a un esame più approfondito per individuare quelli che non rispettano le norme in materia di fiscalità. 

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LOTTA ALL' EVASIONE ANCORA DEBOLE 

di Vincenzo Visco

L'impegno del Governo nel contrasto all'evasione fiscale è stato ripetutamente ribadito. E in proposito si fa spesso riferimento al fatto che l'attività  di accertamento dell'Agenzia delle Entrate fornisce ogni anno un gettito aggiuntivo (lievemente) crescente nel tempo, di circa 15 miliardi di euro.
In verità  le cose stanno diversamente: i 15 miliardi in questione sono infatti semplicemente il risultato dell’attività  di controllo ordinaria della amministrazione, e non incidono minimamente su1l'enorme stock di gettito sottratto al fisco che gli esperti valutano in almeno 130-140 miliardi di euro l'anno, tra l'8 e il 9% del Pil, più del doppio dell'evasione riscontrabile nei principali Paesi europei. 

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EVASIONE STABILE SOPRA 100 MILIARDI IN ITALIA 

di Enrico Giovannini

Il verdetto è secco, drammatico, incontrovertibile: l’evasione fiscale nel nostro Paese continua ad aumentare, e il recupero delle somme sottratte al fisco malgrado sia a sua volta in lieve incremento è insufficiente. La somma- choc è di 109 miliardi di media nei tre anni fra il 2012 e il 2014, un quarto di tutte le imposte dovute, «ma è una somma destinata ad  accrescersi », dice Enrico Giovannini, che ha presieduto la commissione sull’ evasione fiscale del ministero dell’Economia. La settimana scorsa ha presentato la sua relazione, parte integrante dei documenti del Def.

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STIMA DELLE ENTRATE SOTTRATTE AL BILANCIO PUBBLICO

 di MEF

La Tabella 3.H.1 riassume i risultati delle stime del gap IRPEF da lavoro autonomo e da impresa, IRES, IVA e IRAP, che sono state illustrate nel dettaglio nei Paragrafi 3.B-3.E. Nella media del periodo 2010-2014 il gap complessivo ammonta a 88,1 miliardi di euro, di questi 12,4 sono ascrivibili alla componente dovuta ad omessi versamenti ed errori nel compilare la dichiarazioni. Pertanto, il gap derivante dal completo occultamento delle base imponibile e/o dell’imposta ammonta a 75,7 miliardi di euro. 

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LE DISUGUAGLIANZE DI REDDITO FANNO MALE ANCHE ALLA SALUTE

di Elena Granaglia

In questi decenni, è andata diffondendosi l’idea che le responsabilità collettive, in materia di giustizia distributiva, riguardino essenzialmente la soddisfazione dei bisogni e il livellamento del campo da gioco, in modo che tutti, a prescindere dalla famiglia in cui nasciamo e dal contesto in cui cresciamo, abbiamo le stesse opportunità di competere a armi pari con gli altri. Fra gli ultimi esempi di quest’atteggiamento possiamo ricordare le parole pronunciate pochi giorni fa da Renzi in occasione della presentazione della legge di stabilità per il 2017. Afferma il Presidente del Consiglio, che certo non è il solo a richiamare questi valori: “ Quale filosofia per il 2017? Merito e bisogno, tenere insieme competitività e equità, una chance a chi prova, una mano a chi non ce la fa”. Esattamente, dunque, interventi a favore di chi sta peggio e opportunità a chi si cimenta nel gioco competitivo.


 

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