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NEWSLETTER n.223 del 2 OTTOBRE 2018


 EUROPEI, NONOSTANTE CHI REMA CONTRO 


Europeisti, se 8 mesi vi sembran pochi
 

di Raffaele Morese 

Basteranno 8 mesi – tanto manca alle elezioni europee –  perché le forze politiche siano in grado di rispondere in modo efficace ad una deriva neo gollista verso l’”Europa delle patrie” o peggio la sua progressiva riduzione ad una sorta di “mercato comune” di fine 900? Ovvero, è possibile che si formi una maggioranza degli elettori europei che vuole proseguire nel difficile ma non impossibile cammino della creazione di una comunità continentale federata, come unica garanzia per confrontarsi alla pari con Stati Uniti, Russia, Cina?
In definitiva, è possibile che gli europeisti riescano a contrastare l’avanzata dei sovranisti? Domande che già alimentano tormentoni di ogni genere, ma che non possono rimanere sospese nel vuoto e nel tempo, perché entrambi si stanno esaurendo.

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Risoluzione del Parlamento europeo, sul caso Ungheria

di Parlamento Europeo

Su una proposta recante l'invito al Consiglio a constatare, a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, del trattato sull'Unione europea, l'esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte dell'Ungheria dei valori su cui si fonda l'Unione

(2017/2131(INL))

Il Parlamento europeo,

–  visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 2 e l'articolo 7, paragrafo 1,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

–  visti la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e i relativi protocolli,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

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Salvare l’Europa, intervista con Massimo Cacciari

di Roberto Capocelli

Cacciari, insieme ad altri ha lanciato un appello per una Nuova Europa. A sinistra di moltiplicano gli inviti all’unita’ dalla “concentrazione repubblicana” di Nencini al “fronte repubblicano” di Calenda. Le proposte concrete sembrano pero’ mancare…

Io credo che ci si debba mettere in cammino perché mi pare evidente che si sia chiusa una fase storica, non solo in Italia ma un po’ in tutta Europa. Una fase che vedeva protagoniste le grandi forze che poi hanno dato vita alla stessa Unione Europea; penso alla tradizione social-democratica, alla tradizione popolare. Queste forze sono in crisi dappertutto e sono impegnate in una sorta di ricostruzione che deve presupporre la capacita’ di riconsiderare tutti i propri fondamentali. Quindi si tratta di aprire una discussione ovunque ci sia la buona volontà per farlo; nelle associazioni, nei movimenti, negli stessi partiti anche tradizionali che se non si metteranno in radicale discussione sono destinati a scomparire.

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L'Italia rischia l'isolamento

di Marcello Messori

Le scelte, effettuate a fine giugno dalla parte del Consiglio europeo riservata ai Paesi dell'euro area (Euro summit), hanno avuto scarsa eco perché schiacciate dall'aspro confronto sui flussi migratori interni ed esterni all'Unione europea. Tali scelte sono state, del resto, riassunte in una paginetta di conclusioni prive di effetti immediati. Eppure, come abbiamo sottolineato in un lavoro della Luiss - SEP (Bastasin - Messori, 16 luglio 2018), esse hanno prodotto una combinazione di rinvìi e impegni che rischia di soffocare le principali ipotesi di riforma della governance europea e di ripristinare uno stallo destinato a indebolire la già fragile situazione italiana. L'elenco delle iniziative, disegnate dalle istituzioni europee a fine 2017, era promettente: progressi nell'unificazione dei mercati finanziari europei, crescente armonizzazione delle politiche fiscali nazionali, e così via.

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Becchetti: è tempo di nuove regole

di 

La necessita di “cambiare la struttura portante” dell’Unione europea è avvertita da tempo. Ma occorre lungimiranza, come avvenne negli anni ’50 con il condono del debito della Germania. Intervista all’economista Leonardo Becchetti, Università Roma Tor Vergata

ll dibattito si è fatto vivace fino ad impennarsi nelle fasi concitate della formazione del governo Conte a guida Lega – Cinque stelle, quando si è paventata la nomina di Paolo Savona, noto per le sue critiche verso la gestione attuale della politica europea, al ruolo chiave di ministro dell’Economia

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Solo più Stato salverà la democrazia

di Emanuele Felice

Il più grande economista del Novecento, John Maynard Keynes, era liberale. Proprio lui, il cui nome è associato per antonomasia all’intervento pubblico in economia, o allo statalismo per i detrattori. Keynes era un liberale, ma non un liberista. Le politiche keynesiane, proposte dal professore di Cambridge a seguito della crisi del 1929 e realizzate un po’ in tutti i paesi occidentali dopo la seconda guerra mondiale, sono state un ingrediente fondamentale per la golden age dell’economia (quella che da noi è chiamata «miracolo»), contribuendo alla prosperità di massa, consentendo un livello di benessere per fasce crescenti di popolazione impensabile fino ad allora nella storia umana. Salari elevati, pensioni, assicurazioni contro gli infortuni e le malattie, contro la disoccupazione, istruzione e sanità gratuite, o quasi, diritto alla casa: il welfare state.

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Ma la borsa non è di sinistra

di Federico Rampini

Com’è accaduto che lo spread Btp-Bund sia diventato la Linea Maginot dietro la quale la sinistra italiana è asserragliata, il baluardo a cui si aggrappa in questa tempesta istituzio­nale? È normale che lo slogan dei progressi­sti sia “attenti al giudizio dei mercati”? Rifiutare il pia­no B dell’uscita dall’euro significa sdraiarsi sull’auste­rity germanica? Proprio quella che abbiamo criticato per anni? 

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Risale la fiducia degli europei per paura di perdere stabilita'

di Ilvo Diamanti

L’Unione Europea è divenuta un terreno di scontro. Non tanto, comunque: non soltanto, in ambito europeo. Fra i diversi Stati nazionali. Ma anche al loro interno. I confronti e le divisioni politiche, infatti, si stanno sviluppando sempre più e soprattutto lungo questo asse.

Fra sostenitori e oppositori della prospettiva europea. Europeisti contro euroscettici. E il confronto è destinato ad acuirsi e a divenire scontro, in vista delle elezioni Europee della prossima primavera. Quando si potrebbero affrontare due schieramenti. Il primo, europeista, intorno all’asse franco-tedesco, fra Macron e Merkel, allargato al PPE e ai socialdemocratici. L’altro impostato sul cosiddetto fronte sovranista e populista, guidato da Salvini e Marine Le Pen. E appoggiato dai Paesi della nuova Europa (orientale), legati al – e dal – gruppo di Visegràd.

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Democrazia europea cercasi

di Gian Giacomo Migone

Venerdì sera, 14 settembre, ho assistito ad un ottimo dibattito a Torino, ai Murazzi, nel programma del Festival “Proxima” di Sinistra Italiana.
Paolo Savona ha spiegato in maniera pacata e persuasiva il suo documento in cui propone la creazione di un gruppo di studio per una riforma radicale dell’Unione Europea attraverso una politica di sviluppo, premessa indispensabile per una redistribuzione più equa del reddito. 
Antonio Panzeri  è intervenuto con garbo, sostenendo che un’Europa politica è indispensabile per riequilibrare il trattato di Maastricht che, altrimenti, serve soltanto a rafforzare l’egemonia imperante della finanza. 
Stefano Fassina ha analizzato con radicalità tutti disagi e le ingiustizie da sovvertire, sposando un’ “Europa delle patrie” che metta in soffitta quella di Ventotene, secondo il movimento a cui ha appena dato luogo (“Patria e Costituzione”). 

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Si vuole criminalizzare la solidarieta'

di Daniele Biella

Iniziamo proprio da quello che il Contratto chiama business, ovvero i fondi per l’accoglienza, considerati “poco trasparenti e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata”. Che approccio è?

La scelta è quella di considerare il tema solo dal punto di vista del controllo e della repressione degli abusi. Aspetti importanti, certo, ma i tre riferimenti alla criminalità organizzata in poche righe fanno emergere una tendenza a scambiare i problemi per patologie, la stessa cosa che è accaduta quanto entrambi gli schieramenti hanno attaccato le ong in mare: ovvero si fa riferimento alla patologia della presenza mafiosa in generale senza distinguere i problemi puntuali, come per esempio la mancanza in molti casi di monitoraggio della qualità dei progetti di accoglienza e l’incapacità di favorire l’integrazione e l’autonomia dei richiedenti asilo.

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Considerazioni sui dati del sondaggio sull’Unione Europea

di Mario Ajello

I risultati del sondaggio commissionato dal Parlamento europeo da’ interessanti informazioni sul quadro politico che si sta delineando per le prossime elezioni europee.

I dati

Piu’ di 2/3 degli intervistati (67%) ritengono che il loro Paese tragga beneficio dall’appartenenza all’UE. Si tratta del migliore risultato dal 1983.

Gli europei vogliono che per la prossima campagna elettorale si parli di sicurezza nel senso piu’ ampio del termine, tra cui l’immigrazione (66%); il 60% vorrebbe fossero considerati di grande importanza il tema della disoccupazione giovanile; il 57% il tema della crescita economica e del benessere personale.

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Reddito di cittadinanza: un confronto nell' Eurozona

di Universita' Cattolica

Tutti i paesi europei hanno adottato misure per garantire un reddito minimo. Il reddito di cittadinanza incluso nel programma del nuovo governo, se adottato nelle modalità finora considerate, sarebbe però il più generoso dei sistemi di reddito minimo esistenti in Europa in termini monetari, e tra i più generosi in termini di obblighi del beneficiario.

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