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Un ”bes” tascabile del benessere delle famiglie

Come va il benessere delle famiglie in Italia? Ci sono miglioramenti oppure vi è una crescita del disagio? Queste sono domande essenziali per l’analisi di tipo sociale, economico e, come ben sappiamo, politico. Vi è sempre maggiore consapevolezza che è necessario avere il polso della situazione e capire qual è la direzione. La crisi ha determinato una violenta caduta nella condizione delle persone, che siamo ancora ben lontani dall’aver recuperato. Qual è la misura giusta di questa situazione? Fino a qualche tempo fa ci saremmo affidati interamente all’andamento del Prodotto Interno Lordo, che, in quanto rappresentazione dell’attività economica e dei redditi, avremmo considerato esaustivo dell’intera condizione. Oggi facciamo fatica ad aderire a quest’idea.  Il PIL è importante, forse perfino decisivo, ma certo non esaurisce la condizione di benessere. Non a caso l’ISTAT presenta in questi giorni il Rapporto 2016 sul BES, il Benessere Equo e Sostenibile, un pannello di indicatori, che deriva da un lavoro congiunto tra l’istituto di statistica e il CNEL, iniziato nel 2010 – 2011; e che oggi viene integrato da un primo insieme di indicatori sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals) delle Nazioni unite.

 

In effetti le proposte, in particolare quella della Commissione Stiglitz e dell’OCSE, hanno spostato l’attenzione su un’analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini, che dovrebbe delineare con più affidabilità il benessere, l’equità e la sostenibilità di una società. Il Benessere Equo e Sostenibile è un sistema di indicatori delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benessere, integrate con misure di diseguaglianza e sostenibilità economica, sociale e ambientale. Il tutto raccolto in dodici domini (Salute, Istruzione e Formazione, Lavoro e Conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e Istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e Patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e Innovazione, Qualità dei servizi), che a loro volta contengono diversi indicatori.

 

Il cambiamento della griglia di lettura non è fine a sé stesso, ma punta ad avere politiche più adeguate. Proprio nella considerazione che, come suggerisce Amartya Sen, la scelta degli indicatori corretti è essenziale per avere politiche economiche idonee. Non è forse la parzialità dei parametri del fiscal compact la premessa di politiche sbagliate? E’ molto significativo e decisamente positivo che la recente Riforma della Legge di bilancio abbia previsto l’adozione del BES per valutare il percorso di finanza pubblica. A consuntivo degli ultimi anni per monitorare l’andamento recente e a livello previsivo per stimare l’impatto delle politiche che vengono via via implementate sul benessere delle persone. Ora bisogna fare in modo che lo strumento aiuti la partecipazione degli attori sociali e si eviti un approccio troppo tecnocratico, che non sarebbe utile. Un cammino tutto da fare a partire dal 2017.

 

Il Barometro della CISL: che cos’è e come è costruito

Il Barometro della CISL è, in fondo, un BES tascabile; i domini, cioè le aree tematiche sono cinque (Attività economica, Lavoro, distinto in Quantità e Qualità, Istruzione, Redditi, Coesione sociale). Ma il vantaggio è che, puntando sulle serie più frequentemente aggiornate, quasi tutte trimestrali, si ottiene un quadro complessivo, tempestivo ed affidabile dei fenomeni socio-economici a più rapida evoluzione. Si mantiene così sotto osservazione una parte importante, anche se certamente non esclusiva, del benessere delle famiglie e del Paese. Nel 2016 sono usciti tre rapporti con la versione nazionale; il prossimo anno se ne aggiungerà un’altra, necessariamente rivista negli indicatori, ma disaggregata a livello regionale. Un contributo importante a valutare l’impatto delle politiche sui territori.

 

Il Barometro è stato costruito dal Centro Studi Ricerca e Formazione della CISL in collaborazione con REF, cui è stata affidata l’elaborazione delle statistiche e l’aggregazione degli indicatori sintetici. Ne diamo qui un’illustrazione sommaria rinviando alle note metodologiche contenute nella pubblicazione per gli aspetti più tecnici.

 

http://www.cisl.it/attachments/article/4101/Barometro%20Cisl%20n%C2%B03%20Novembre%202016.pdf

 

Sono stati presi a riferimento i valori dei diversi indicatori prima dell’inizio della crisi e, più specificatamente, al primo trimestre 2007. Si valuta, in sostanza, in ogni trimestre i cambiamenti rispetto a quei livelli. L’indice di ogni dominio viene calcolato con la media degli indicatori in essi compresi. Ad esempio il dominio Lavoro analizza indicatori decisivi per il benessere / disagio con riferimento sia alla quantità di persone occupate o in cerca di impiego, sia alla tendenza della qualità del lavoro. In relazione alla quantità sono considerati il tasso di occupazione, quello di mancata partecipazione al lavoro (un tasso di disoccupazione che considera anche coloro che sono scoraggiati dal presentarsi sul mercato del lavoro) e gli occupati equivalenti in CIG. La qualità del lavoro viene esplorata attentamente in termini di stabilità, regolarità, retribuzione e coerenza con le competenze acquisite nel sistema formativo. E, quindi, l’incidenza del lavoro precario sul totale, considerando i dipendenti temporanei, i collaboratori e i prestatori d’opera in percentuale dell’occupazione complessiva; la percentuale di trasformazioni nel corso di un anno da occupazione a termine a occupazione a tempo indeterminato; la quota di lavoratori sovraistruiti; la percentuale dei lavoratori dipendenti con bassa paga.

 

In modo analogo l’indice complessivo di benessere è dato da una media ponderata dei cinque indici di dominio.

 

E’ importante sottolineare che l’attendibilità del Barometro è stato verificata con la pubblicazione da parte dell’ISTAT dell’indagine sulla Soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita, dove si è rilevato il miglioramento nel 2016 delle stime relative al giudizio delle famiglie. L’accostamento nel tempo tra i dati delle valutazioni dei cittadini, rilevate dall’ISTAT, e quelli del Barometro CISL, sia per l’indicatore complessivo che per quelli di dominio, è molto buono.

 

Cosa dice l’ultimo Barometro?

Quali sono i messaggi più importanti che possiamo ricavare dall’ultimo Barometro CISL del Benessere delle famiglie, che è stato pubblicato un paio di settimane fa? Aggregando i diversi domini l’indicatore complessivo mostra al II trimestre 2016 (linea rossa) un miglioramento, rispetto allo stesso periodo del 2015 (linea verde chiaro), più importante per l’area della Quantità di Lavoro. Nel complesso, l’incremento dell’occupazione registrato nella prima metà dell’anno è stato più accentuato nel Mezzogiorno, ripartizione che nel corso della crisi ha registrato le perdite più consistenti. Il gap tra le diverse macro-aree del Paese rimane molto elevato, ma gli ultimi trimestri hanno avuto un parziale ripiegamento del divario occupazionale fra Nord e Sud, anche per quanto riguarda le fasce più giovani della popolazione. Più in generale è in miglioramento il Dominio della Coesione sociale, anche per il ridimensionamento degli elevati divari occupazionali di genere.

 

Gli indicatori sulla Qualità del lavoro hanno avuto un evidente miglioramento nel 2015 ed all’inizio del 2016. La probabilità di trasformare i lavori a termine in rapporti stabili è stata nel secondo trimestre del 2016 più elevata rispetto al periodo precedente alla riforma del mercato del lavoro; il dato andrà verificato. Il ridimensionamento degli sgravi contributivi rispetto allo scorso anno ha portato, infatti, a una minore stabilità dell’occupazione rispetto all’inizio dell’anno. I dati evidenziano che le imprese tornano, in una situazione d’incertezza dell’attività economica e con sgravi contributivi ridotti, verso i rapporti a termine. Questo rimette al centro il problema del miglioramento della convenienza per le imprese del lavoro stabile, specie nelle aree con maggiore disoccupazione.

 

Ma i dati non sono tutti favorevoli. Molte criticità riguardano l’andamento dell’Attività economica e dei Redditi. Se anche nel terzo trimestre le anticipazioni sulla dinamica del PIL con lo 0,3% sono abbastanza positive, non possiamo dimenticare che nel secondo trimestre 2016 il consuntivo è stato appena dello 0,1%. Un ritmo di ripresa costante e significativo nel prosieguo non è scontato; specie dopo il risultato del Referendum, che ha innescato una situazione di instabilità politica. Dall’inizio del 2016 l’indicatore complessivo dei Redditi è molto peggiorato per il forte aumento della percentuale di dipendenti con contratti nazionali scaduti (ai pubblici impiegati si sono aggiunte ampie quote nei servizi e nell’industria); ha inciso anche l’esaurimento degli effetti degli arretrati pensionistici dovuti alla sentenza della Corte Costituzionale sull’adeguamento del potere d’acquisto delle pensioni. Nelle ultime settimane proprio sul fronte dei Redditi si sono avute le notizie migliori, destinate ad incidere da qui a poco sul Barometro del Benessere. Sul potere d’acquisto dei più anziani influiranno positivamente nel 2017 le previsioni dell’accordo tra governo e sindacati  sulla no tax area e sulla quattordicesima. Poi si è avuta la conclusione del contratto dei metalmeccanici e, quindi, quella del pubblico impiego. Per quanto quest’ultima avrà a che fare, per la sua traduzione concreta, con le vicende del governo, la quota dei dipendenti con contratto non scaduto è destinata a lievitare e anche le retribuzioni di fatto ne beneficeranno. Saranno questi elementi sufficienti a bilanciare gli effetti di incertezza della prevista instabilità politica? Una risposta nei prossimi Barometri.

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