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ExpoTraining: la formazione continua al primo posto

Formarsi conviene. Aggiornarsi ancora di più. Per quanto in Italia il tema della formazione continua resti ancora un tasto dolente, si rafforza la convinzione che investire nell’acquisizione di conoscenze e competenze in linea con le esigenze del mercato, sia una strategia “vincente” per aprire canali di ingresso nel mondo del lavoro. E anche tra coloro, soprattutto giovani, che utilizzano la leva della formazione per accrescere la propria occupabilità, si fa sempre più insistente l’aspettativa trovare un lavoro all’interno di un’organizzazione che metta a disposizione dei propri dipendenti programmi formativi ad hoc, in scia alla logica del life long learning.

Una riflessione lanciata dall’Osservatorio ExpoTraining che, nel corso di una recente indagine sull’atteggiamento dei giovani verso il mercato del lavoro, ha rilevato come il 30% degli under 25 intervistati (su un campione di circa 200 intervistati di età compresa tra i 20 e i 25 anni) sarebbe disposto a guadagnare meno o a trasferirsi in un’altra città o all’estero pur di trovare un lavoro all’interno di un’azienda che metta al centro il tema della formazione per i propri dipendenti. Ne emerge la necessità di intendere la formazione come “continua” e non solo propedeutica a una fase di ingresso nel mondo del lavoro. Nello specifico:

  • il 32% ha messo al primo posto la “possibilità di accedere a programmi di formazione importanti” tra le caratteristiche del lavoro nei posti di lavoro ideale
  • il 30% che indica lo “stipendio
  • il 19% il settore nel quale opera l’azienda
  • il 10% la prossimità geografica, la flessibilità oraria o comunque la facilità di raggiungere il posto di lavoro

Nel commentare questi dati, Carlo Barberis (Presidente dell’Osservatorio ExpoTraining) ha sottolineato come il tema della formazione continua nasconda in Italia un problema di natura sia culturale che generazionale. Molti imprenditori, sostiene Barberis, “non hanno ancora capito come e quanto sia cambiato il mercato globale e quindi come sia necessario cambiare anche le proprie priorità per poterlo affrontare. E la formazione è chiaramente, per quasi tutti gli altri paesi occidentali, lo strumento principale per vincere sugli scenari internazionali”.

Un orientamento, quello alla valorizzazione della formazione continua, che sembra valere ancor di più se calato all’interno di realtà produttive dove specifiche competenze tecniche sono in costante evoluzione. Un caso su tutti: le competenze digitali.

 

Il Digital Gap che spaventa aziende e lavoratori

Molti lavoratori temono che le proprie competenze siano ormai superate o che lo stiano per diventare. Leggendo i risultati di una ricerca che Capgemini ha condotto in collaborazione con Linkedin sui fabbisogni di competenze digitali, tentennereste poco nel dire di sì. Il 29% dei lavoratori intervistati ritiene che le proprie competenze siano già superate o che lo diventeranno entro due anni, mentre oltre un terzo del campione crede di potersi trovare in questa situazione tra 4-5 anni. Una sensazione che, entrando nello specifico delle competenze digitali, non lascia indifferenti neanche le imprese. Tra le società intervistate (753 dipendenti e 501 dirigenti) – si legge nel rapporto – una su due riconosce che il gap sulle competenze digitali si sta espandendo e oltre la metà delle aziende raggiunte crede che questo divario stia ostacolando i loro programmi per la digital transformation, col rischio (per molte già tangibile) di perdere terreno sul piano della competitività proprio a causa della carenza di talenti digitali. 

In un contesto in cui i fondi investiti per la formazione digitale sono rimasti invariati o si sono addirittura ridotti, il 52% delle aziende e il 50% degli intervistati affermano inoltre che, per quanto si parli spesso di gap digitale, le azioni concrete sul piano formativo sono alquanto sporadiche.

Se posta in questi termini, e al di là dell’ambito specifico di competenze, la questione per cui bisogna coltivare aspirazioni professionali irrobustendo il proprio percorso di formazione rappresenta una scelta che può accrescere le chance di ingresso nel mercato del lavoro. Ma una volta entrati, il proprio know how è un valore che va preservato e arricchito con la consapevolezza che l’aggiornamento continuo è un’esigenza, non un’alternativa.  

 

L’articolo originale è in WeCanBlog

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