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Il G20 non spegne il fuoco che brucia la casa di tutti

La casa brucia, l’acqua per spegnere il fuoco è disponibile, ma perdiamo tempo prezioso.
La pandemia di SARS-Cov-2 – Siamo in grado di fermarla perché abbiamo il vaccino, disponibile globalmente nelle quantità necessarie. Eppure rimandiamo l’intervento in tutti quei Paesi dove le difficoltà economiche rappresentano uno scoglio all’acquisto ed esitiamo a fare un investimento utile a garantire la salute di tutti, in occidente e nel resto del mondo. Nonostante il G20 si sia impegnato a contribuire al target di vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022, non ha chiarito quali siano il piano, le tempistiche, le strategie e gli strumenti per aumentare la disponibilità di vaccini nei paesi in via di sviluppo – rimuovendo gli attuali vincoli di approvvigionamento e finanziamento – rischiando quindi di lasciare indietro 82 paesi che, secondo l’OMS, avranno molte difficoltà a raggiungere l’obiettivo.

 

Cambiamenti Climatici – Siamo di fronte alla rivoluzione del secolo, la transizione ecologica, necessaria per preservare la vita umana sul nostro Pianeta e rimediare ai danni fatti dalle scorse generazioni. Eppure prendiamo tempo: venti, trenta, quaranta anni per introdurre interventi necessari e fattibili sin da ora, come ridurre le emissioni di gas serra e aumentare rapidamente la quota di energie rinnovabili. Confermare l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi era un requisito minimo per il G20, ma se questo impegno non sarà accompagnato da una revisione dei piani nazionali che permetta di riallinearsi su questo obiettivo, ben poco potrà cambiare, anche perché sarà necessaria un’autentica solidarietà verso i Paesi più poveri, affinché siano messi in grado di affrontare e adattarsi all’emergenza climatica.

Ben venga l’impegno preso per interrompere entro la fine di quest’anno il finanziamento di nuove centrali a carbone all’estero. Ma è deludente che un analogo impegno non sia stato assunto anche sul versante interno e che non sia stato esteso anche all’eliminazione graduale di altri combustibili fossili. Ciò significa che le dannose centrali a carbone potranno essere costruite per altri dieci anni, allontanando significativamente l’obiettivo.

 

Riduzione del debito nei paesi in via di sviluppo – L’aumento del debito in molti paesi costituisce una minaccia considerevole per la lotta contro il COVID-19, in quanto sottrae risorse essenziali agli stati, che dovrebbero essere destinate alla salute pubblica e alla ripresa economica di paesi allo stremo. A questo scopo sarebbe necessario avviare risolutamente il processo di creazione di un’organizzazione internazionale autonoma, incaricata di supervisionare la ristrutturazione del debito, assicurando ai paesi poveri l’opportunità di usare le proprie limitate risorse non al servizio del debito, ma per contrastare la pandemia e garantire ai propri cittadini un futuro dignitoso. Apprezzabile in questo ambito il supporto del G20 all’emissione da parte dell’Fondo Monetario Internazionale di nuovi diritti speciali di prelievo (DSP) per 100 miliardi di dollari da destinare alle economie più vulnerabili per far fronte ai pressanti problemi di liquidità associati alla pandemia e alla ripresa post-crisi. Ma l’importo dovrebbe essere considerato come un target minimo, anche perché ad oggi gli impegni assunti valgono 45 miliardi di dollari, meno della metà delle ambizioni dichiarate. Per raggiungere un risultato significativo le risorse dovrebbero inoltre essere allocate senza interessi e condizionalità, ed essere addizionali agli impegni esistenti in materia di aiuto pubblico allo sviluppo e finanza climatica.

 

Regole fiscali per Multinazionali – L’accordo confermato al G20 sulle nuove regole di tassazione delle multinazionali mostra come sia possibile e realistico tassare i profitti globali delle corporation, ma purtroppo la prevista ridistribuzione degli utili è estremamente limitata e riguarderà meno di un centinaio di imprese. L’extra-gettito annuale per 52 dei paesi più poveri al mondo potrebbe attestarsi mediamente ad appena 10 milioni di euro, vere e proprie briciole dopo la rimozione obbligatoria delle web tax nazionali. L’aliquota della tassazione minima, fissata al 15%, verrà applicata inoltre su una base imponibile ridotta da generose deduzioni. Si tratta quindi di un livello di ambizione modesto, con ridotta portata redistributiva.

 

Un mondo che invecchia – Senza tenere in conto i trend demografici globali, secondo i quali nel 2030 uno su sei esseri umani avrà un’età maggiore di 60 anni, nei documenti e nelle dichiarazioni finali del G20 non sono state minimamente tenute in considerazione le persone anziane, se non come destinatarie di assistenza.

Certamente l’invecchiamento della popolazione è una sfida difficile, ma esiste anche un enorme potenziale delle persone anziane di contribuire alla società con le competenze e le esperienze che hanno accumulato nel corso della vita. La sfida politica dovrebbe essere quella di trovare i modi per sbloccare questo potenziale e consentire alle persone anziane di partecipare più attivamente alla società con un approccio inclusivo, così come deve accadere per le donne, che riconosca i contributi economici delle persone anziane che possono assumere forme diverse e fuori dal mercato formale del lavoro: dalla cura di coniugi, genitori e nipoti, ad altre attività non retribuite.

 

Coinvolgimento delle Donne – Non ci sarà cambiamento sostenibile se le donne di tutte le età non giocheranno un ruolo di primo piano e non verranno messe al centro di tutte le politiche. Il G20 ha deciso di sostenere la convocazione di una conferenza sull’empowerment femminile nei prossimi anni, ma sarebbe necessario anche istituzionalizzare un Gender Working Group e una Conferenza Ministeriale all’interno del G20, come avviene su altre questioni.

 

Gli impegni e le risorse richiesti sono enormi, ma, come affermato dal Presidente Draghi a proposito del clima: “I soldi non sono un problema, e l’evoluzione e l’innovazione tecnologica sono fondamentali”. Occorre quindi andare avanti insieme, con obiettivi chiari e condivisi, evitando di combattere le sfide globali in ordine sparso e con agende diversificate, facendo valere le ragioni del buon senso e della responsabilità comune su quelle dell’egoismo e del particolare ed utilizzando gli strumenti già disponibili. Anche perché il G20 non è l’organo delegato al decision-making mondiale, ma un forum che deve sostenere, politicamente e finanziariamente, le Nazioni Unite, luogo del vero multilateralismo, dove tutti i paesi hanno il pieno diritto di partecipare.

 

Il nostro Paese ha dimostrato anche ultimamente di poter eccellere in tanti ambiti, dalle discipline sportive alla gestione della pandemia, e sarebbe incredibilmente motivante per tutti – cittadini, imprese, organizzazioni della società civile, persone diverse e di tutte le età – sapere che possa rappresentare anche una eccellenza nella gestione delle sfide globali, implementando prima di altri Paesi scelte difficili ma lungimiranti, in tutti i settori, dimostrando così che uno sviluppo più equo, inclusivo e sostenibile è evidentemente possibile, e non solo un sogno di pochi.

 

 

*Presidente Oxfam Italia, Direttore HelpAge Italia

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