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Costruire un tetto alle retribuzioni dei manager

Dopo anni di polemiche e di convegni, di richiami all’ordine da parte di Bankitalia e alla responsabilità da parte dell’Abi, Fiba e Cisl passano ai fatti e fanno un deciso passo avanti nella battaglia per limitare gli stipendi dei manager.

La crisi finanziaria – una crisi grave, ampia, che ha colpito l’economia globale in modo differenziato per i diversi paesi e aree del mondo e con effetti certamente duraturi nel tempo – ha fatto emergere notevoli problemi nel funzionamento, nella regolamentazione e nella supervisione dei mercati finanziari.

La crisi ha anche evidenziato come le remunerazioni elevate dei “Top Manager”, che ha un forte potere di governo dell’impresa, incoraggino l’assunzione di rischi eccessivi per il sistema stesso e che non sempre siano erogate a fronte di “creazione di valore”. Il “Top Manager” tra stock option, stipendi e bonus vari, percepisce una retribuzione in misura fissa ed un compenso variabile che dovrebbe essere legato ai risultati positivi e all’andamento dei titoli ma che spesso finisce con il prescindere dai risultati stessi. Dinamiche incongruenti peraltro presenti in tutto il sistema privato e non solo in quello finanziario.

Sul tema di recente si è espressa anche la Commissione Europea e si dovrà esprimere a breve il Parlamento Europeo; si sono espressi da poco i cittadini elvetici, con un referendum apposito. Il Governo italiano é intervenuto attraverso il decreto “Salva Italia”, limitando la retribuzione dei manager del settore pubblico ad un massimo di €.294.000,00 annue. La Banca d’Italia da tempo richiama ad una sana e prudente gestione delle politiche di remunerazione, e gli strumenti normativi e regolamentari sono sempre più incisivi. La Vigilanza ha preso recenti provvedimenti in materia, anche assieme alla Consob. Ad oggi vi è l’obbligo di portare all’assemblea dei soci un documento riguardante le politiche di remunerazione, con un dettaglio dei compensi erogati ad Amministratori e Direttori. Come recita la regolamentazione stessa, il suo “obiettivo è pervenire – nell’interesse di tutti gli stakeholders – a sistemi di remunerazione, in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali di lungo periodo, collegati con i risultati aziendali, opportunamente corretti per tener conto di tutti i rischi, coerenti con i livelli di capitale e di liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese e, in ogni caso, tali da evitare incentivi distorti che possano indurre a violazioni normative o ad un’eccessiva assunzione di rischi per la banca e il sistema nel suo complesso.”

In questo contesto lo scorso 29 maggio la Cisl e la Fiba (primi firmatari i segretari generali, Raffaele Bonanni e Giulio Romani) hanno depositato in Cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare che pone un tetto alle retribuzioni dei top manager. Vi sono ragioni di giustizia e di equità. La crisi sta costando molto ai lavoratori, sia in termini di retribuzione che di disoccupazione, e non può più essere tollerata una sperequazione come quella che vede protagonisti amministratori, top manager delle aziende di credito e non solo, che percepiscono retribuzioni straordinariamente superiori a quelle dei lavoratori dipendenti con differenziali per altro non giustificati dall’andamento delle aziende.

Infatti, abbiamo calcolato che nel 2012 i direttori e gli amministratori delegati dei principali gruppi bancari e assicurativi hanno incassato, in media, retribuzioni di circa 42 volte superiori alla retribuzione media contrattuale prevista nei rispettivi contratti di lavoro, con punte di ben 108 volte. Sempre nel 2012 i presidenti degli stessi gruppi hanno ricevuto emolumenti per un multiplo di 23 volte, con punte di 48. Riteniamo che il tetto corretto sia quello già fissato dalla legge per i manager pubblici e che i sistemi incentivanti non possano superare il rapporto 1 a 1, che è quello già dettato dall’Europa.

In sintesi il progetto di legge prevede per la retribuzione il limite massimo di 294mila euro annui, con progressione annuale pari all’aumento dell’indice del costo della vita determinato dall’Istat; per bonus, incentivi, stock options e compensi equity il limite massimo di 294mila euro (importo pari alla retribuzione fissa) che compensa qualsivoglia bonus. Tale remunerazione è giustificata però solo in presenza di risultati estremamente positivi ed è correlata all’entità del patrimonio aziendale sia in volume di affari gestiti che in numero di lavoratori dipendenti.

Si prevede inoltre l’abolizione dei bonus all’uscita e tutte le altre forme di indennità, retribuzioni anticipate, premi per acquisizioni e vendite, nonché di contratti di consulenza con società appartenenti al gruppo per il quale si svolge la prestazione. Infine, la normativa prevede che la liquidazione per la cessazione del rapporto di lavoro sia commisurata esclusivamente alla sua durata e sia proporzionale al limite massimo della retribuzione fissa annuale.

Il controllo, per quanto attiene l’entità dei bonus, premi ed incentivi è riservato agli azionisti che, in assemblea generale per l’approvazione dei bilanci annuali, ne delibereranno a maggioranza dei partecipanti l’ammontare globale sulla base dei piani triennali di sviluppo da presentarsi dai vertici aziendali, con la previsione della progressione annuale. Per il caso di apprestamento e o esecuzione di piani di ristrutturazione aziendale, l’entità dei bonus annuali sarà ragguagliata ai posti di lavoro salvati e non tagliati.

Una legge per l’equità e la giustizia, ma non solo. Con questa legge, i dirigenti delle banche, che oggi preferiscono puntare sul trading perché dà maggiori surplus che si riflettono sui loro stipendi, saranno spinti a tornare verso la funzione commerciale. Fissando un tetto ai compensi spingeremo le banche ad erogare credito per la famiglie e le imprese. Una legge, dunque, che può contribuire alla riforma della finanza e dei mercati finanziari.

Ora parte la raccolta delle firme. La Fiba mobiliterà tutte le sue strutture regionali e provinciali in modo da predisporre ovunque assemblee e punti di raccolta, con gazebo e banchetti, per la promozione e l’adesione all’iniziativa. L’obiettivo è quello di superare le 50mila firme, da raccogliere entro 6 mesi, necessarie per presentare la legge in Parlamento

*Segretario Generale FIBA CISL. 

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